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Santo del giorno: 18 Aprile - San Perfect

ANTEPRIMA "SEGNO"

 

ANTEPRIMA
 
GUARDANDO LE SUE PIAGHE
di don Salvatore Mallemi
L’ORA DELLE TENEBRE
(Omelia di don Salvatore per il Venerdì santo, celebrazione della Passione, Vittoria, Chiesa di San Francesco di Paola, 10 aprile 2020).
Per comprendere a pieno il significato del rito che stiamo compiendo è necessario sostare lungamente dinanzi al Crocifisso. Facciamo silenzio e alziamo lo sguardo verso di Lui. Egli è scandalo all’intelligenza umana. L’innocente è ucciso. Questa è l’ora delle tenebre, che tanto assomiglia all’ora attuale. Stiamo vicini a Maria, sua madre. Come Maria e Giovanni ai piedi della croce. Sei tu Giovanni, sei tu il discepolo amato! “Nebbie fitte ricoprono la terra” (Is 60,2). Tutto intorno a noi è buio. La fede vacilla. Intorno a noi solo tenebre, sofferenza e morte. Si odono i lamenti e le grida dei condannati. Spogliati di tutto: della libertà, della dignità. […] Il grido di dolore di Gesù in croce è il grido dell’umanità sofferente che chiede aiuto a Dio. Le sue piaghe sono segno della cattiveria umana, gratuita, spietata, pianificata; dell’odio diabolico che si accanisce contro l’Innocente. Ogni sospiro, ogni gemito sono uno strazio per la Madre e i discepoli. Si avvera la profezia del vecchio Simeone: “E a te, [Maria], una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35).   L’ORA DELLA GLORIA “Poiché, ecco, le tenebre coprono la terra, e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su te si leva l’Eterno, e la sua gloria appare su te” (Is 60,2). Guardiamo al Crocifisso. Sembra la vittoria del male sul Bene, della morte, sulla Vita. Ma è così? Gesù Cristo non muore perché sconfitto ma perché sceglie di morire: “Per questo il Padre mi ama: perché offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio” (Gv 10,17- 18). Anche di fronte alla morte, Gesù si manifesta libero e sovrano. Il principe di questo mondo non ha nessun potere su di Lui (Gv 14,30), ma l’ultimo nemico ad essere annientato sarà proprio la morte (1 Cor 15,26), perché il Padre ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi e quindi tutto è sottomesso a Cristo (1 Cor 15,26-27). Sul legno della Croce, Cristo non è sconfitto ma vincitore; non è annientato ma riposa in attesa di svegliarsi vittorioso, per il giorno che non ha fine nella Resurrezione. Gesù è la nostra speranza, colui che dà senso e valore alla vita, che si è fatto solidale con noi “fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8), per rivestirci tutti della sua incorruttibilità (1 Cor 15,53- 54). Egli soffre con noi e per noi. Solidale a ogni uomo che geme. Il Venerdì santo non è solo l’ora delle tenebre, ma è anche l’ora di Gesù, l’ora della sua gloria. Egli dà la vita per noi, perché da morti che eravamo, potessimo tornare in vita. “Dinanzi alla sua gloria anche il sole si oscura”.  
L’ORA DELLA FEDE
Nel buio della fede, fa’ come Maria: guarda a Gesù. Egli è l’amore del Padre, e l’amore si è reso visibile. Quelle mani trafitte hanno accarezzato bambini, guarito lebbrosi e ciechi, rialzato paralitici; i suoi piedi, trapassati dal duro ferro dei chiodi, hanno percorso migliaia di chilometri per incontrare ogni uomo bisognoso di essere salvato; la sua bocca assetata ha pronunciato parole di misericordia, ha parlato con vibranti accenti del Padre, assolto la peccatrice, risuscitato i morti… “nessun uomo ha mai parlato come Lui” (Gv 7,46). Lui solo ha parole di vita eterna (Gv 6,68). I suoi occhi, avvolti dalle tenebre, vedono nell’oscurità della notte. “I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo” (Sal 11,4). Nel buio della notte, guarda a Gesù. Il suo amore “brilla come lampada che arde e risplende” (cfr. Gv 5,35). E se il tuo cuore ti rimprovera, se gemi sotto il peso della sventura e del peccato, non temere. Guarda a Gesù. Egli è la stella radiosa del mattino (Ap 22,16). È la misericordia del Padre che perdona. Ripetigli: “Se dovessi camminare in una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23,4). Sì, Dio è con noi. Non ci lascia soli. Il suo grido è stato ascoltato. “Dalle sue piaghe noi siamo stati guariti” (1 Pt 2,25).  
NON FERMIAMOCI AL VENERDÌ SANTO
Ma non fermiamoci al Venerdì santo. Non dimentichiamo che è un momento provvisorio perché – lo vedremo domani nella notte di Pasqua – il Venerdì santo non è la sconfitta di Cristo bensì è la vittoria di Cristo che scende nel regno dei morti per richiamarli alla vita. Quindi, per noi oggi è un giorno di speranza. Il mio augurio per tutti voi, per questa Pasqua, è che sia una Pasqua di speranza, una Pasqua di serenità, di gioia, di solidarietà. Il frutto di questa giornata, nella quale noi contempliamo Cristo Crocifisso, sarà per noi credenti, per noi cittadini, l’impegno solidale, fattivo, concreto, nelle nostre famiglie, nella nostra società. Papa Paolo VI diceva: “La politica è la più alta forma di carità”. Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, servo di Dio, diceva: “La politica la devono fare i santi” perché la parola del Vangelo mette al centro l’uomo, mette al centro l’Uomo Gesù Cristo e chi è credente, chi si professa credente, non può poi volgere lo sguardo dall’altra parte. Infatti, colui che crede nel Cristo Crocifisso e Risorto è colui che si sbraccia, che mette le mani in pasta e che cerca di fare del proprio meglio perché ogni cosa vada nel migliore dei modi. Facciamo la nostra parte e allora… andrà tutto bene. A tutti voi, una buona Pasqua e l’augurio che questa celebrazione che noi oggi abbiamo vissuto nelle nostre case e nelle nostre chiese, possa toccare il nostro cuore e ci possa fare riscoprire il senso dell’amore, possa dare speranza al dolore, possa dare incoraggiamento a chi si sente in difficoltà per motivi economici e sanitari.
 
 

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